SAN FRANCESCO DEI CIANFARANO, L’AQUILA RITROVA UN ALTRO GIOIELLO

Da Virtù Quotidiane Website: www.virtuquotidiane.it

L’AQUILA – Un piccolo scrigno di bellezza, in una dimensione urbanizzata, un luogo visibile a tutti, ma che per il tran tran della vita quotidiana, ci sfugge. È la chiesa di San Francesco della famiglia Cianfarano.

Quanti saprebbero dire esattamente dov’è? All’Aquila, tra i curvoni di San Francesco e l’imbocco di via Colle Pretara, nella zona nota come “Contrada Cianfarano”, si trova questa cappella privata, come una pausa di respiro tra strade a scorrimento veloce e asfalto. Recentemente restaurata, non è stata ancora inaugurata.

CENNI STORICI

La chiesa fa parte di un complesso edilizio, ormai in parte fuso con le costruzioni urbane successive, che comprende una casa ottocentesca.

La proprietà dell’interno complesso era della famiglia Camerini, deputati del Regno d’Italia, e poi fu ceduta, nel’900 ai Cianfarano.

L’origine della cappella si fa risalire alla fine dell’800, periodo in cui, all’Aquila, si diffusero gli influssi dell’allora più moderna tendenza architettonica, conosciuta come corrente neo gotica.

I DANNI STRUTTURALI

La cappella di San Francesco, come la vediamo oggi, ci appare in tutta la sua grazia. Nel prospetto principale spiccano e si godono con particolare chiarezza le forme neo gotiche, e quello che oggi vediamo è stato in parte restaurato.

I danni strutturali non sono stati molti. Il sisma ha prodotto il crollo parziale del lato sinistro della volta, lesioni interne ed esterne alle pareti.

I danni più rilevanti, in particolare, riguardano la struttura nella parte in cui si trova la bella torre campanaria svettante. È una parte della struttura con notevoli dimensioni, la sua mole è fuori del perimetro dell’edificio quindi sposta il baricentro delle sollecitazioni rispetto a quello delle resistenze in gioco.

Infine, la torre culmina con una consistente cuspide che risulta realizzata in muratura e che quindi ha peso e massa notevoli. È l’insieme di questi fattori che ha determinato il verificarsi dei danneggiamenti.

IL RIPRISTINO

Il ripristino strutturale ha riguardato il rifacimento delle parti lesionate con il consolidamento degli intonaci antichi e il rifacimento integrale della copertura del campanile eseguita, come era originariamente, con lastre di piombo le cui costolature sono state riprofilate e saldate a stagno in opera.

Le pareti sono stati inoltre liberate da licheni e musichi.

Nel ripristino è emersa la tipica costruzione a fasce di materiali alternati, tipica di molte strutture neogotiche.

Oggi, dunque, la cappella offre un nuovo sguardo. I lavori al ripristino, curati dal Ministero dei beni e delle attività e del Turismo, per l’Abruzzo (Mibac Abruzzo) sotto la direzione dell’architetto Gianfranco D’Alò, sono stati eseguiti dalla ditta Investment Trust di Elio Cianfarano.

GLI APPARATI ARTISTICI

La cappella, composta di una sola aula, ha al suo interno stucchi e bifore con vetri piombati, che rimandano alle caratteristici vetrate delle antiche cattedrali gotiche.

Le vetrate contengono le raffigurazioni dei santi protettori dell’Aquila: San Bernardino, Santa Teresa, San Massimo e San Remigio.

L’abside, che sovrasta l’area sacra dell’altare, è riccamente decorata con colonnine tortili che non terminano come tali ma proseguono in forma di costoloni tortili, che si concludono nell’arco trionfale, anch’esso riccamente decorato.

La multicolore vetrata absidale contiene la figura della Madonna, al lato sinistro di chi guarda, e quella di San Giuseppe con in braccio il Bambino, a destra.

Sul restauro artistico ha lavorato la Talea restauro.

LE VETRATE

Le vetrate di questa chiesa hanno fruito di un prezioso restauro, presso i restauratori Caron Vetrate Artistiche di Creazzo (Vicenza).

Risultate fortemente compromesse dopo il 2009: fratturazioni delle tessere su circa l’80% della superficie dei vetri; mancanze in diverse tessere; deformazioni, alcuni vetri risultavano accartocciati su stessi.

La vetrata di San Giuseppe era collassata, dunque tutta la parte sotto la cintola della veste non esisteva più, stessa cosa per la vicina Vergine Maria. Il ripristino ha tenuto conto del valore artistico e storico.

Secondo il principio del “com’era dov’era” per la testa di San Massimo, ad esempio, si è scelto il recupero rifacendosi ad una foto, scattata anni prima in occasione di un matrimonio.

A mano, e con gli stessi principi, è stato effettuato il ripristino pittorico delle parti anatomiche, stabilite dal modello. I lavori di restauro, di studio storico, di analisi hanno permesso di ricreare le parti perdute di queste opere.

Oltre 500 ore di lavoro sono state necessarie per la ricostruzione delle tessere.

LA TORRE CAMPANARIA

Nella torre si trovano tre campane del ‘600, oggi non attive a causa del notevole peso.

A funzionare è invece l’orologio, i cui affascinanti ingranaggi sono visibili accedendo dalla stretta scala a chiocciola in pietra, all’interno della cappella.

L’orologio, prima meccanico è stato poi elettrificato.

L’APERTURA AL PUBBLICO

Noi abbiamo visitato la chiesa accompagnati dall’architetto Elio Cianfarano. I lavori di restauro sono terminati da più di un anno, tuttavia ancora non c’è stata inaugurazione.

Si tratta ovviamente di una cappella privata, ma Elio Cianfarano assicura che saranno organizzate aperture al pubblico programmate in precise giornate.

Intanto però, sfrecciando sui curvoni di San Francesco, rallentante e fermatevi un attimo a guardare questo scrigno, sarà un vero toccasana per lo spirito. Barbara Bologna.

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